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 FJALZA E MIRË 

Fede, non mito!

    

        Così viene riconosciuta da tutti quanti, qua a Civita o altrove, la celebrazione liturgica della Resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo. Questo momento è davvero atteso perché in quella mattina si avverte qualcosa d’importante, o meglio, di straordinario. 

Stiamo attenti però, non c’è nulla di mitologia in questa festa, anche se la tendenza è di definire la Pasqua come una lotta tra il bene il male e quindi, limitare l’orizzonte della nostra fede. La Risurrezione di Gesù è l’evento che parla dell’amore di Dio: "tutto può la carità".

Dopo la fatica penitenziale della Settimana Santa arriva finalmente il momento quando si può intonare con coraggio il motivo "Christòs anèsti! – Cristo è risorto"! 

La mattina della Domenica di Pasqua è una meta, è un desiderio spirituale e una conferma per la nostra fede. Giunti in Chiesa si avverte subito l’attesa, le luci sono spente perche ancora deve arrivare "la luce vera", c’è tanta gente, che ancora risente per aver spezzato il dolce sonno della mattina, i ragazzi più spavaldi che hanno invertito la notte con il giorno e che ora, prima di crollare del tutto, vogliono compiere il rito del "rumore" … ed ecco, il sacerdote che esce dall’altare con una candela accesa in mano che invita tutti: "venite, prendete la luce dalla luce che non ha tramonto e glorificate Cristo risorto dai morti". Allora, gli occhi iniziano a vedere, ci si avvicina al sacerdote per accendere la "candela della fede", e dopo, come in un effetto domino gli uni dagli altri si accendono le candele... e la Chiesa s’illumina per un attimo con la luce della speranza. Si forma la processione per uscire dalla Chiesa e per ultimo esce anche il sacerdote. In realtà, si ripercorre la storia dell’uomo alla ricerca di Dio. Un tempo, l’uomo passeggiava insieme al suo creatore nell’Eden, godeva della bellezza Suo volto e gioiva al suono delle Sue parole. Ma, tutto questo ormai non bastava, perché "l’uomo – l'io", decide che Dio non serve più, da oggi in poi decido io per me. Lo pensi pure tu cosi?

La sentenza non tarda ad arrivare e di seguito l’uomo viene cacciato dal Paradiso, diventa povero perché ha perso la cosa più importante, ha perso la relazione con Dio e d’allora, la ricerca è furibonda. 

Questa piccola processione della mattina di Pasqua vuole simbolizzare l’uomo smarrito e il suo desiderio di ritornare nel Paradiso che ha abbandonato molto prima; finalmente l’attesa sta per compiersi perche Cristo risorto, di persona, riconduce l’uomo dinanzi alle porte del Paradiso. 

Questo rito dell’apertura della porta della Chiesa trasmette la grandezza del dono che l’uomo riceve, il sacerdote con in mano la Santa Croce, Cristo stesso che "ha vinto la morte con la morte", sbatte per tre volte le porte della Chiesa mentre si proclama la liberazione tanto attesa: "Sollevate, porte, i vostri frontali, alzatevi, porte antiche ed entri il re della gloria". La celebrazione di questo momento richiede che all’interno della Chiesa ci siano uno o più uomini con una funzione molto precisa: essi sono i guardiani o gli angeli messi dal Signore Iddio a custodire l’ingresso al Paradiso(Gen. 3,24). L'apertura delle porte, nella visione folcloristica invece, è stata deturpata del suo vero significato, cosicché, gli angeli messi a custodia del Paradiso, cioè i ragazzi che si trovano all’interno della Chiesa, nella visione popolare sono i diavoli - "djalit". Questa considerazione come si è detto, non ha alcun riferimento biblico o liturgico, perciò la Chiesa rappresenta il Paradiso che Cristo risorto riapre! Sulla croce Gesù fa una promessa a colui che era crocifisso alla sua destra: "in verità ti dico, tu oggi sarai con me in Paradiso".

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